Il popolo ladino
La lingua ladina, un tempo la più diffusa nelle regioni alpine, è ancora in uso nelle seguenti zone: Val Gardena, Val Badia, Val di Fassa, Livinallongo, Ampezzo, Friuli e nel Cantone dei Grigioni in Svizzera. In ognuno di questi luoghi si caratterizza con le proprie differenze.
Il popolo ladino si contraddistingue per la sua lingua e per la sua cultura agricola e artigianale. Infatti risalta in modo sorprendente, l’assoluta consapevolezza che i contadini hanno dell’ambiente e del suo ecosistema: non tagliano alberi, dove è probabile il rischio di valanghe, e le case sono costruite tutelandole da torrenti o da venti intensi, ma vicine a fonti e in terreni stabili.
I primi insediamenti in Val Badia risalgono all’età del Bronzo e il popolo che abitava le Alpi era quello dei Reti. In seguito arrivarono i romani che colonizzarono le regioni dolomitiche e i Reti ripiegarono nelle parti più inaccessibili delle valli. Superate le prime tensioni, seguirono secoli di pace e crescita, dovuti anche al contributo dei romani, che apportarono miglioramenti e novità, sia per l’agricoltura che per la costruzione delle case; inoltre, influenzarono il modo di comunicare e così nacque la lingua ladina.
Un’altra peculiarità del popolo ladino della Val Badia si ritrova nelle antiche tipologie abitative, les Viles, edifici unici in tutto il Trentino Alto Adige. Questi agglomerati di case hanno una struttura urbanistica di matrice romanica e sono nati con il duplice scopo di migliorare la gestione delle scarse risorse alimentari e per potenziare la difesa verso possibili attacchi. Questi insiemi di case sono disposte a cerchio o semicerchio e al loro interno sono presenti servizi per la collettività, come una fonte, un forno per il pane, un deposito comune per gli attrezzi , una falegnameria o una fucina.